Recensioni

Ragazzi di vita, Pier Paolo Pasolini

Mondi tra le righe

Il Riccetto e la rondine

Oggi parlo dell’intellettuale italiano per eccellenza, per noi ragazzi proletari è PPP, per gli amanti del capitalismo, del denaro, dell’eterosessualità e via dicendo sto parlando di Pier Paolo Pasolini.

Poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore, saggista, linguista e tanto altro ancora.

Mi piacerebbe dilungarmi su tutto quanto, ma ho ricevuto chiari ordini di focalizzarmi su una singola opera che fosse uno spartiacque, e nonostante avessi l’imbarazzo della scelta ho immediatamente pensato a Ragazzi di vita.

Il romanzo è stato pubblicato nel 1955, ma la sua gestazione ha inizio a partire dal 1950 anno in cui, a seguito dell’accusa di corruzione di minorenni, Pasolini fu costretto a lasciare il Friuli e a trasferirsi a Roma. È proprio nella Capitale che entra in contatto con i ragazzi delle borgate romane più periferiche e povere, che Pasolini decide di raccontare.

Si tratta di un romanzo corale con un personaggio principale il Riccetto che fa da collante dei vari episodi. Un affresco realistico di un gruppo di ragazzini che campano alla giornata e vivono, o meglio sopravvivono, come possono, mentre lo scorrere del Tevere scandisce le loro squallide vite.

Pasolini pensa all'autore di questa recensione

Pasolini vuole raccontare il sottoproletariato urbano che, costretto dalla miseria e dalla legge del più forte, si macchia di violenze e turpi azioni, ma secondo il giudizio dello scrittore rimane gente ingenua e ancora incorrotta dall’ipocrisia borghese.

Il mondo di questi ragazzi è spietato, in una sola stanza vivono più persone, talvolta più famiglie, il lavoro non c’è e bisogna darsi da fare per mangiare almeno un pasto al giorno e la miseria dilagante la vediamo già nel primo capitolo quando al Ferrobedò, una sorta di deposito o grande magazzino, si riversa una gran folla in cerca di fortuna. Ecco un breve passaggio, per darvi un’idea:

"La folla si mise a girare pei magazzini, non si voleva rassegnare a restare a mani vuote. Un gruppo di giovanotti scoprì una cantina che pareva piena e la voce si sparse subito: cinque o seicento persone si scagliarono dietro il gruppo dei primi.

Si scendeva giù per una scala a chiocciola: la folla spingeva e delle donne gridavano mezze soffocate. Una ringhiera di ferro cedette, si spaccò e una donna cadde giù e sbattè la testa contro uno scalino. 

Quelli rimasti fuori continuavano a spingere “è morta” si misero a strillare spaventate delle donne. Marcello continuava a scendere gli scalini, fece un salto scavalcando il cadavere, si precipitò dentro la cantina e riempì le braccia di copertoni insieme agli altri giovani. La folla si era dispersa. Marcello tornò a scavalcare la donna morta e si avviò verso casa.”

La Seconda guerra mondiale è finita da appena qualche anno e la morte non sconvolge quasi nessuno, tanto più il Riccetto e i suoi amici che ci convivono ogni giorno.

Lo storytelling è rafforzato dal linguaggio utilizzato: infatti è sconcertante la padronanza del dialetto romano (considerando che la penna è quella di un bolognese cresciuto in friuli) e dell’uso di un vocabolario gergale ricercato e minuzioso, tanto da essere accompagnato da un glossario nell’ultima pagina per facilitare la comprensione al lettore.

Il libro sembra più un’analisi sociale che un romanzo vero e proprio, con uno stile che ne accentua gli aspetti più crudi e amari. Ragazzi di vita infatti porta Pasolini a un nuovo processo con le accuse di oscenità e di pornografia in particolare per le pagine sulla prostituzione omossessuale maschile. Fortunatamente, l’autore verrà assolto anche grazie all’intervento in sua difesa di altri intellettuali tra cui Ungaretti.

Come abbiamo detto, non c’è una trama vera e propria e ciò che spinge i personaggi a muoversi sono i bisogni essenziali come la fame, il sesso e il denaro; una dinamica che si ripete di continuo è quella del rubare e dell’essere derubati, che porta i personaggi ad entrare in azione.

Gli episodi della storia si evolvono in un periodo di circa cinque anni, tempo che ci mostra il passaggio tra adolescenza e gioventù del Riccetto, il quale ha un arco sottile, ma significativo, infatti se all’inizio mostra qualche gesto di dolcezza come il salvataggio di una rondine dalle acque del fiume, ogni tenerezza scomparirà, il Riccetto ne ha viste e vissute tante, cresce indurito e distaccato e ne abbiamo una dimostrazione nell’ultima scena, su cui non voglio spendere altre parole sperando di avervi suscitato abbastanza curiosità da leggere questo capolavoro.

Dalla regia provengono ampi cenni di tagliare corto, quindi a malincuore devo planare verso la conclusione.
Rinnovo il mio invito alla lettura di Pasolini, va bene tutto, ma se volete farmi davvero contento sfogliate le poesie della raccolta intitolata Le ceneri di Gramsci che oltre a contenere alcune delle mie poesie preferite in assoluto, ci fa anche rimanere in tema con le macerie che tanto piacciono ai nostri fratelli yankee.

Simone Piepoli

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