Recensioni

Le nostre anime di notte - Kent Haruf

Mondi tra le righe

ENNE ENNE EDITORE, 2017

Parlarsi nell'oscurità

“Nemmeno io ci vado senza di te, rispose lei.

Allora ai nostri posti ci andranno degli sconosciuti. Senza sapere nulla di noi.

[…] Ma stiamo anche andando avanti, non è vero? disse lei.” 

Queste le battute finali del libro Le nostre anime di notte di Kent Haruf, che anche stavolta, forse l’ultima, ci riporta a Holt, cittadina immaginaria nel Colorado, dove sono ambientati anche i volumi della cosiddetta Trilogia della pianura (Canto della pianura, Crepuscolo e Benedizione, usciti in Italia tra il 2015 e il 2016).

Per i più affezionati alla Trilogia leggere nuovamente della cittadina di Holt è un’esperienza simile al ritorno a casa, ai luoghi familiari dell’infanzia e a quelle persone che ci conoscono da sempre. Per chi invece, come me, prende in mano questo libro come opera iniziale della biografia di Haruf e entra a Holt per la prima volta si troverà davanti una cittadina piccola, abbastanza anonima, con campi sconfinati (la maggior parte degli abitanti è contadina o possiede dei terreni coltivabili), circondata da alte montagne e fitti boschi. Una bella meta per fare campeggio o per trascorrervi l’estate, ma non abbastanza per fermarsi una vita intera. Ma è proprio perché è ambientato in una piccola cittadina che quello che succede tra Louis Waters e Addie Moore, i protagonisti del romanzo, è così sconvolgente.

Visto così, uno scambio di battute del genere potrebbe appartenere a chiunque, a due ragazzi innamorati che si mancano via telefono.

Invece le voci appartengono a Louis e Addie, due settantenni che, dopo avere perso entrambi i rispettivi coniugi, decidono di passare del tempo insieme.

Fa strano pensare a due persone di una certa età che decidono di dare una seconda possibilità all’amore e all’intimità. Forse perché siamo abituati a pensare alle persone anziane come creature fragili e rugose, portatrici di un sapere antico e non come altri esseri umani che possono ancora sbagliare e trasgredire qualche regola o qualche norma. Vederli perciò trascorrere le notti insieme sdraiati nello stesso letto, fare gite fuori porta e passare il tempo con Jamie, il nipotino di Addie, come una coppia di nonni affettuosi, indispettisce non poco la comunità di Holt, che non vede di buon occhio la loro relazione, come se una volta rimasti vedovi il loro cuore dovesse chiudersi per sempre a qualunque forma di tenerezza.

Perché è di quella che si parla alla fine: non credo che la relazione intrapresa da Louis e Addie sia da identificare con una relazione d’amore, ma come un’amicizia molto intima, il desiderio di trovare un’altra persona con cui passare il tempo.

La proposta parte da Addie, che un giorno bussa al vicino di casa e gli chiede se vuole iniziare a passare le notti insieme. E così, dopo le prime indecisioni e i primi imbarazzi, Louis e Addie iniziano a condividere lo stesso letto, legandosi attraverso i racconti della propria infanzia, dei loro matrimoni, entrambi fallimentari a modo proprio, e della propria famiglia. Finché un giorno Gene, figlio di Addie e padre del piccolo Jamie, che stava passando l’estate a Holt dalla nonna, viene a sapere di questa scandalosa relazione e intima Louis di lasciare in pace la madre. Non so se per una storia del genere avesse senso insistere e combattere, forse a settant’anni sì, perché non si ha altro da perdere e le poche cose che fanno ancora stare bene bisogna tenersele strette. O forse proprio perché si ha settant’anni che si preferisce optare per un quieto vivere e non indispettire le persone che alla fine, dovrebbero prendersi cura di noi.

Perciò i due smettono di vedersi, finché un giorno Addie cade e si rompe una gamba e il figlio la fa ricoverare in una casa di riposo nella città dove vive, lontano da Holt. La distanza però non scoraggia Addie e Louis, che di nascosto, continuano a chiamarsi tutte le sere. Il bisogno di parlarsi nell’oscurità, come facevano quando erano stesi nello stesso letto, tenendosi per mano, per superare lo sconforto e la solitudine sembra essere più forte di qualunque pregiudizio e malizia di chi pensa che due persone anziane non possano avere ancora spazio nel cuore per vivere un rapporto di affetto.

Silvana Accardo

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NUM. ISCRIZIONE AL RUNTS: 1152431

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