Recensioni
La Sindrome di Ræbenson, Giuseppe Quaranta
Mondi tra le righe
EDIZIONI ATLANTIDE 2023
Antonio Deltito è uno psichiatra, lavora a Pisa e ha origini pugliesi. Antonio Deltito ha una splendida compagna e una brillante carriera. Ma Antonio Deltito soffre della sindrome di Ræbenson: o almeno, ne è fermamente convinto. Perché la sindrome di Ræbenson non è una malattia reale. O almeno non è una malattia presente nei manuali ufficiali.
E però, Deltito è fermamente convinto che le amnesie, sempre più frequenti, di cui soffre siano soltanto uno dei sintomi della sindrome. Una malattia che, a suo dire, colpisce la memoria: priva chi ne soffre di pezzetti della propria vita e li trasferisce nella mente di altri individui. I ræbensoniani non hanno quest’unica particolarità. Essi infatti sono condannati a non poter morire, conducendo una vita molto longeva che ha due soli finali possibili, la scomparsa nel nulla o il suicidio. Ed è quest’ultima la strada che lo psichiatra intraprende, sfiancato dai continui ricoveri che la patologia lo costringe a subire.
Proprio da questo atto tanto definitivo quanto misterioso prende il via la ricerca di un suo grande amico e collega: il narratore di questa storia. Anch’egli è uno psichiatra, un collega di Deltito che lo ha avuto in cura durante uno dei suoi ultimi ricoveri. Ed è la stima che nutre per il collega scomparso che fa sì che la voglia di approfondire sulla fantomatica sindrome di Ræbenson ha la meglio sulla sua ragionevolezza. Ma ha un solo appiglio; durante un momento di apparente delirio il suo amico gli ha detto che nel mondo esiste un gruppo di studiosi, al di fuori della scienza tradizionale, che studia con attenzione i malati della sindrome. Ed è proprio la ricerca di questi studiosi che porterà il narratore sulle tracce di una storia più grande di lui e di Deltito, che finirà per influenzare la comunità scientifica e, infine, tutta la società.
Giuseppe Quaranta, che con Antonio Deltito condivide le origini e la professione, ha scritto un romanzo denso di piani di lettura, simbolismo e rimandi artisti, sociali e culturali. Tra le duecentosessanta pagine del libro si nascondono molti più significati di quanto potrebbe apparire a una prima lettura. Se la trama può sembrare dare adito a un racconto avvincente e quasi poliziesco, nella realtà finzionale la vera ricerca è sempre interiore. È uno scavare dentro sé stesso che il narratore compie, alla ricerca di risposte a domande che gli vengono poste dalle sue scoperte. Un labirinto di informazioni e indizi che lo portano a una riflessione profonda e sfaccettata sulla memoria, sul suo ruolo sociale e sulle implicazioni che questa porta nel nostro essere uomini.
Se la voce del narratore può sembrare complicata è perché l’autore riesce a calarla perfettamente nei panni del suo personaggio. Si destreggia con apparente facilità tra terminologie medico-scientifiche, divagazioni filosofiche e riflessioni artistiche, senza soluzione di continuità. Un flusso di parole e pensieri che, come un’onda, trascina avanti e indietro la curiosità del lettore. Anche l’utilizzo delle immagini, presenti in gran quantità tra le pagine, sembra richiamare esempi letterari illustri. A partire dall’Austerlitz di Sebald, per la decisione di utilizzare foto reali, il titolo di un paper scientifico o la copertina di un libro donando loro un nuovo significato. Incastonandole come pezzi di un puzzle che ha perso la sua definizione originaria e ne acquista una nuova, proprio come avviene nella mente di Deltito.
In definitiva, questa non è una lettura facile, né immediata. È un viaggio in cui immergersi senza preconcetti e aspettative. Un’esplorazione della natura umana e di cosa la renda tale che può lasciare estasiati o perplessi a ogni cambio di scena. Un romanzo da approcciare con la consapevolezza che nulla, in questo mondo, tende a essere quel che sembra.