Recensioni

La nausea, Jean-Paul Sartre

Mondi tra le righe

Non ci si può mettere il passato in tasca

Oggi parliamo de La nausea di Sartre. Nausea che in questo periodo dell’anno è più che comprensibile. Sono finite le vacanze e tra poco si avvicina Natale e tutti i simpatici parenti con le loro domande scomode. 

Sartre chiaramente nauseato dalla vita

Jean-Paul Sartre nasce a Parigi - se non si era già intuito dal cognome - il 21 giugno 1905.
Cosa ha fatto Sartre nella sua vita? Beh, è stato filosofo, scrittore, drammaturgo e critico letterario francese.
È conosciuto per un sacco di cose, insomma.

È considerato uno dei più importanti rappresentanti dell'esistenzialismo che in lui prende la forma di un umanesimo ateo in cui ogni individuo è radicalmente libero e responsabile delle sue scelte.
Esistenzialismo (secondo Treccani):
movimento filosofico (e in seguito anche letterario), che comprende quegli indirizzi di pensiero che concepiscono la filosofia non come sapere sistematico e astratto, ma come impegno del singolo nella ricerca del significato e della possibilità dell'"esistenza", il modo cioè d'essere specifico dell'uomo, caratterizzato dall'irripetibilità e dalla precarietà.

Nel 1964 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura, che però rifiutò, motivando il rifiuto col fatto che solo a posteriori, dopo la morte, fosse possibile esprimere un giudizio sull'effettivo valore di un letterato. La verità è che era talmente nauseato da non avere voglia di ritirare il premio.

Nausea, nausea e nausea e parliamo di questa benedetta Nausea! 

La nausea è un romanzo di Jean-Paul Sartre, pubblicato nel 1938.
È il suo primo romanzo e, sorpresa sorpresa, scoprirete che vi ho mentito perché quest’opera  non è un vero e proprio romanzo! Quindi, da qui in avanti, potrete non credere più a una singola parola.
La Nausea è più una sorta di diario filosofico del protagonista che riflette la visione della vita e la filosofia dell’autore, questo perché secondo Sartre l’universo non ha alcun senso e l’esistenza individuale è senza un vero e proprio scopo.

La nausea è la condizione angosciosa dell’esistenza dell’uomo che si rende conto della propria libertà, e quindi della propria responsabilità, in un orizzonte privo di un senso a cui appigliarsi per compiere scelte utilizzando tale libertà.

Il romanzo… diario filosofico, perciò, non ha una trama lineare e quindi, se siete venuti qui sperando di avere un riassunto chiaro beh, capitate male.
L’ambientazione è una città fittizia chiamata Bouville, che dovrebbe rappresentare Le Havre, cioè il luogo dove Sartre viveva durante la stesura di quest’opera.

Procediamo con una sorta di riassunto molto… riassuntivo di quello che succede.
Roquentin, che è il protagonista del romanzo e vive a Bouville, è colpito dalla nausea, dall’angoscia e da un senso di alienazione.
Lo scopo per cui si trova a Bouville è scrivere una tesi su un avventuriero del Diciottesimo secolo e per fare questo va spesso in biblioteca dove incontra un Autodidatta che studia i libri in ordine alfabetico.

La sera la trascorre al Ritrovo dei Ferrovieri.
Il nostro protagonista vive una vita solitaria. Si è lasciato da tempo con la sua amata, e tenta di sfuggire al passato vissuto con lei rifugiandosi nel presente, ma lo trova anche pieno di sofferenze e tenta di rintanarsi nello stesso passato che sta studiando, ma si rende conto di non poterlo fare, precipitando così nella nausea.

Rivedere la propria amata di un tempo accende in lui un barlume di speranza, che presto però si spegne: anche lei ha scoperto il vero volto dell’esistenza e non è più bella come prima, né ha più niente da spartire con il protagonista.

Costretto a interrogarsi sulla propria identità, all’ultima pagina del romanzo, scopre, attraverso la musica, di essere libero e di poter controllare completamente la propria vita e le proprie azioni e decide di scrivere un libro che registri la sua esperienza.
Roquentin, tuttavia, dà l’impressione di essere incapace di sfruttare positivamente questa rivelazione. 

"La cameriera accende le lampade: sono appena le due ma il cielo è tutto buio, non ci vede più abbastanza per cucire.

Dolce luce; la gente sta in casa, certo anche gli altri hanno acceso la luce.

Leggono, guardano il cielo dalla finestra.

Per loro... è un'altra cosa.

Sono invecchiati in un altro modo.

Vivono in mezzo alle cose ereditate, ai regali, e ogni mobile per loro è un ricordo.

Pendole, medaglie, ritratti, conchiglie, fermacarte, paraventi, scialle.

Hanno armadi pieni di bottiglie, di stoffe, di vecchi vestiti, di giornali, hanno conservato tutto.

Il passato è un lusso da proprietari.

E io dove potrei conservare il mio?

Non ci si può mettere il passato in tasca; bisogna avere una casa per sistemarvelo.

Io non possiedo che il mio corpo; un uomo completamente solo, col suo corpo soltanto, non può fermare i ricordi, gli passano attraverso.

Non dovrei lagnarmi; il mio solo desiderio è stato d'esser libero."

Giorgia Taeggi

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Partita IVA: 13238190964
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NUM. ISCRIZIONE AL RUNTS: 1152431

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