Recensioni
L’attentato, Yasmina Khadra
Mondi tra le righe
Qualunque sinossi, presentazione o riassunto che ho visto online riguardo a L’attentato inizia con la frase: Questo non è un romanzo sul terrorismo.
In effetti per molti versi è vero, anche se tutto il libro ne è pervaso. Il terrorismo è da una parte la cornice e il motore delle vicende narrate, dall’altra il punto di partenza per le domande che il protagonista, e noi con lui, si pone.
La trama è lineare: Amin Jaafari è un chirurgo di Tel Aviv, figlio di beduini naturalizzato israeliano, che si trova a soccorrere molti civili vittime di un attentato terroristico. Qual è l’identità della persona che si è fatta saltare in aria in un ristorante in pieno centro? Sihem Jaafari, sua moglie.
Dopo lo shock iniziale e la cieca convinzione che la polizia si stai sbagliando, di fronte a un messaggio di scuse della donna trovato in casa, per il dottore inizia un viaggio fisico e spirituale per capire le ragioni di quel gesto compiuto da una donna che non ha mai mostrato segni di estremismo.
Lo vediamo così abbandonare una vita che non riconosce più e ritornare alle sue origini, alla terra natale e alla sua famiglia, cose e persone che aveva scelto di lasciare indietro e dimenticare per costruirsi una vita che sembrasse perfetta agli occhi degli osservatori.
Ogni passo a ritroso delle ultime settimane di vita della moglie, ogni sospetto e indizio, fanno crollare a una a una quelle che per Amin erano verità assolute.
Il viaggio è il pretesto per parlare di fede, di ingiustizia e di vendetta. Scopriamo, insieme al dottore quanto l’odio e la vendetta siano il pane quotidiano. A noi viene lasciato il giudizio. Cosa rimane dopo aver condannato l’atto in sé? Possiamo trovare una giustificazione? Possiamo provare a capire il perché di quello che è successo? È sempre difficile quando parliamo di etica e di valori. Cosa avremmo fatto? Cosa dice di noi il nostro giudizio davanti a fatti di questo genere?
Il libro, anche se non proprio in modo equilibrato, mette il lettore davanti a due realtà, valide e vere allo stesso tempo. Da una parte un uomo che condanna l’uccisione di persone innocenti per una causa in cui non crede, dall’altra un’ideologia, un modo di vivere e di essere educati, che usa la violenza come forma di vendetta.
Davanti a noi la realtà di un conflitto che si protrae da ottant’anni, e che in questi mesi ci ha costretto a fare i conti con nostro personale significato di giustizia.
Il racconto di Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohammed Moulessehoul, scrittore algerino, ti cattura per le vicende narrate, ma a un’analisi a mente fredda presenta anche stereotipi che hanno anche senso di esistere, se si pensa che l’autore non ha vissuto in prima persona il conflitto israelo-palestinese, ma è stato protagonista nella sua vita a fatti simili.
L’attentato è uno di quei libri che forse vengono letti solo su consiglio, troppo piccolo e sconosciuto nella marea di libri che ci vengono proposti ogni giorno.
Consideratevi consigliati, quindi e buona lettura.