Recensioni
Il treno - Georges Simenon
Mondi tra le righe
Ma tu ci credi o no?
Il treno è un libro sulla Seconda Guerra Mondiale che credo nessuno abbia mai consigliato. Quando parliamo della letteratura di quegli anni, la lista è piena di titoli importanti e ben più famosi.
Georges Simenon (non esiste una foto di lui senza pipa in mano/bocca)
E così questo piccolo libro di neanche 150 pagine viene spesso dimenticato.
Non aiuta certo che anche il suo autore sia conosciuto dai più per ben altri titoli, come la fortunata collana di libri dedicata all’ispettore Maigret.
Anche io mi ci sono imbattuta per caso. Trovato in una bancarella di libri usati, lo avevo preso da fan del suo autore e per la curiosità di leggere quella che veniva venduta come “una storia sulla guerra che non avete ancora letto”.
Il treno è esattamente questo. La storia di un orologiaio, Marcel Féron, che nell’estate del 1940 deve abbandonare la sua casa in una piccola città francese per cercare riparo con la moglie incinta e la figlia piccola, dopo l’invasione della Wehrmacht.
Il titolo del romanzo potrebbe risultare fuorviante, di fatto il treno ci accompagna solo nella prima parte del libro.
Sul treno Marcel si separa dalla sua famiglia, salita in un vagone dedicato a donne e bambini. La parola che più risuona nella testa del lettore nel leggere le prime pagine è monotonia, o forse abitudinarietà, se vogliamo.
Marcel ha una vita semplice, tranquilla, fatta di gesti ordinari che vengono ripetuti ogni giorno, tutti nello stesso ordine e tutti con lo stesso spirito. Un’esistenza vissuta quasi sottovoce.
Lo scoppio della guerra e la conseguente fuga cambia solo lo scenario per certi versi, non il modo di affrontare la vita. Nel corso del romanzo Marcel si trova in situazioni a lui non familiari a contatto con persone che all’apparenza lo spingono fuori dalla sua zona di comfort.
Una in particolare, Anna, che lo accompagnerà per tutto il viaggio. Una donna misteriosa, che arriva al momento giusto e si inserisce perfettamente nella narrazione che Marcel vuole raccontare. Forse addirittura troppo, tanto che alla fine del romanzo viene da chiedersi se Anna sia effettivamente esistita o sia stata solo una creazione di Marcel, desideroso di apparire agli occhi dei figli più avventuroso di quello che la sua natura gli permette.
Il treno è un romanzo breve, che però costringe a inevitabili riflessioni una volta letta l’ultima pagina. Nella finzione dell’autore il libro è un lascito di Marcel ai sui figli, scritto molti anni dopo la fine della guerra. È tutto vero? I fatti raccontati sono reali siamo di fronte a pura invenzione? Marcel è un narratore affidabile?
Simenon ci lascia quasi un esercizio di stile, una piccola parentesi narrative che forse si perde tra i suoi numerosi romanzi. Rimane a noi se decidere di crederci o no.