Recensioni
I milioni - Santiago Lorenzo
Mondi tra le righe
BLACKIE EDIZIONI 2021
La vita negli anni Ottanta, per un membro del GRAPO, non è per niente piacevole. Ne è convinto anche Francisco Garcia, che ogni mattina scende al bar sotto casa per controllare se il segnale segreto convenuto con i compagni del gruppo terroristico è stato piazzato. Il giorno in cui troverà tre gomme da masticare attaccate al bancone, saprà che dovrà entrare, finalmente, in azione.
Nel frattempo le sue giornate sono un interminabile andirivieni tra la sartoria illegale dove confeziona magliette contraffatte e la catapecchia dove lo hanno alloggiato i suoi superiori, dove consuma i suoi miseri pasti.
“Contava su una partita mensile per la pulizia di 200 pesetas: bastavano per una saponetta Nelly, sei rotoli di carta igienica e un tubetto di FluoroDent. Portava i capelli a spazzola (lui stesso si occupava di tagliarseli con le sue proprie forbici), per cui la spesa per lo shampoo era scongiurata. Si radeva a pennello senza pennello, sfregandosi il viso con pezzetti di sapone per le mani che, dopo l’uso, per la loro grandezza non servivano più a nient’altro. Se il pezzetto di sapone faceva la schiuma, bene. Se non la faceva, voleva dire che la barba non era tanto cresciuta da doverla radere. bene anche in quel caso. Era grottesco che Francisco si profumasse, se non aveva a che fare con nessuno. Ma lo faceva, per divertirsi all’idea di esalare una fragranza senza un naso da solleticare. Una bottiglia da un litro e mezzo di Nenito, che scimmiottava abbastanza bene la colonia da bagno Nenuco, costava 99 pesetas, e poteva benissimo durare per sei mesi.”
La sua vita è scandita come un orologio. Si trascina giorno dopo giorno in una routine che rappresenta l’unico appiglio alla realtà per uno che, come lui, si è condannato a una vita da latitante: senza contatti con gli altri e senza documenti. Francisco, in pratica, non esiste per nessuno se non per sé stesso. E voi, al posto di Francisco, cosa fareste se un giorno vi rendeste conto di essere i vincitori di una fortuna milionaria grazie a un biglietto della lotteria nazionale? E come vi sentireste dopo aver scoperto che non vi è possibile prelevare quei soldi visto che non avete una carta di identità?

È su questo paradosso che Santiago Lorenzo costruisce la trama del suo primo romanzo, uscito nel suo Paese natale nel 2010. L’incidente scatenante non potrebbe essere più spassoso di così. E nello svolgersi degli eventi si vede tutto il mestiere di Lorenzo, che dal mondo del cinema proviene portandosi dietro la capacità di scandire l’evolversi delle sfortune di Francisco seguendo la struttura del racconto per antonomasia: il viaggio dell’eroe. Un eroe che in questo caso di eroico non ha nulla, se non la cocciuta determinazione a non volersi arrendere a un destino che pare averlo già escluso dalla società, dalle ambizioni e dall’amore. Sì, perché la figura che aiuterà Francisco nel suo disperato tentativo di rinascita è Primi, una reporter insoddisfatta dal lavoro e dal marito che è stata incaricata di scoprire chi è il nuovo milionario che sta aspettando così tanto tempo prima di mettere le mani sul suo gruzzolo.
L’incontro di Francisco con la fortuna, e con la prima donna che sembra degnarlo di considerazione da anni, avvia il conto alla rovescia verso la data di scadenza per il ritiro del montepremi. Un meccanismo di attesa che sembra far breccia nella mente di Francisco, ormai abituato da troppo tempo a non accorgersi dello scorrere del tempo, intrappolato com’è in un immobilismo fisico ed esistenziale che lo vede fermo come una locomotiva dismessa. Locomotiva che in questo romanzo rappresenta l’ancora a un passato in cui il nostro terrorista è stato felice, e al contempo una promessa di futuro. Questi sono gli elementi che bastano a Lorenzo per imbastire una narrazione che porta il lettore a girare pagina dopo pagina, attaccato alla speranza che la rivincita per Francisco non sia solo un’illusione, come lo è stata tutta la sua vita. Un terrorista (o meglio aspirante tale), una giornalista e un trenino elettrico. Sembra facile, no?
E di facile invece non c’è nulla in questo romanzo. O almeno di semplice. Perché tra le righe piene di umorismo scorre la profondità dei topoi di Santiago Lorenzo: la tirannia del denaro, la vita degli sconfitti, il diritto a sognare un riscatto, il dovere di cercare la felicità. I milioni è un libro che attrae, e non delude mai le aspettative, su qualunque piano interpretativo. È una storia avvincente, capace di farsi leggere tutta d’un fiato. Ma è anche una riflessione profonda su cosa ci rende felici, cosa ci illude di esserlo, e cosa ci rende così dannatamente umani. E infelici.
“Così trascorsero quel lungo pezzo di primavera. facendo gli scemi, facendo i vagabondi, facendo l’amore e ridendo delle volgarità che facevano e dicevano senza ritegno. Parodiando la pacchianaggine, credendo così di scongiurarla, non facevano altro che installarvisi, processo molto comune a cui loro non sfuggirono. E quanto gli stava bene. Non se ne vergognavano. Forse perché intuivano che, come si è detto, la cosa irritante dello sciroppo saturato non è la sua dolcezza appiccicosa, ma l’ostentazione pubblica che se ne fa. Pratica che qui non era possibile, perché non avevano con chi ostentare.”