Recensioni

Hippie, Paulo Coelho

Mondi tra le righe

Un bus magico

Cos’è la filosofia hippie? Dove nasce? Quali valori incarna e come si è evoluta negli anni?

Vi sorbite questo nella recensione di oggi, amici, ma ci sarà anche qualcosa di più profondo di quattro capelloni strafatti (come molti si aspettano). Coelho vi farà scoprire che a volte il concetto di casa e ciò che gli gravita attorno è sottovalutato. Sorseggiate pure la vostra tisanina e partiamo subito in questo viaggio sul Magic Bus. 

Paulo Coelho che fa Paulo Coelho

Coelho pubblica Hippie nel 2018, ma la storia che racconta risale a molti anni prima, ovvero inizio anni ‘70, proprio quando l’autore era poco più che adolescente e appartenente al mondo hippie. Infatti in questo libro autobiografico racconta il suo viaggio itinerante in Europa, che presto, grazie a un incontro inaspettato, diventa un viaggio verso l’Asia. Karla, una ragazza olandese che vive ad Amsterdam, lo convince a partire con lei sul Magic Bus, un autobus che dalla capitale olandese viaggia fino alla capitale nepalese, ovvero Kathmandu.

Nel libro l’autore non racconta solo della sua esperienza piuttosto insolita, ma decide di approfondire tanti aspetti della vita hippie che per molti giovani dei giorni nostri, sono del tutto sconosciuti. Sia raccontando i luoghi di ritrovo, i mezzi di comunicazione (il mitico Gazzettino Invisibile) e le interazioni tra i diversi modi di pensiero. 

Verso la fine del libro racconta anche chi sono gli altri passeggeri del Magic Bus: da dove vengono, e perché hanno deciso di intraprendere un viaggio del genere. Per evitare spoiler non entro nei dettagli, ma sicuramente escono fuori dei personaggi interessanti, che fanno sentire tanto la voglia di fuga dal proprio Paese, dalla propria ‘’casa’’. Chi per un motivo e chi per l’altro, pensano che in Nepal potranno trovare la pace e la serenità, o anche una risposta alle loro domande. E cos’è la definizione di casa se non: un posto in cui puoi trovare pace e serenità. Magari non per tutti è così ma per quanto mi riguarda, mi piace interpretarla in questa maniera. L’idea di scappare, metaforicamente e non, dalla propria casa e dal proprio Paese, per raggiungere mete completamente diverse per cultura e società, fanno sì che il concetto di casa si estenda e non rimanga statico al pensiero di: nasci in un posto e ci rimani per il resto della vita. Quindi la parola casa non si limita nemmeno alla costruzione in pietra, mattoni o legno in cui riponiamo le chiappette su un comodo letto, un divano scassato o per terra. La nuova concezione di casa è dove il cuore sta, che per alcuni può essere in un luogo di toccata e fuga di ritorno da qualche viaggio o una città lontana lontana dispersa tra le montagne.

Ma entriamo un po’ nello specifico dei personaggi almeno con Paulo e Karla

Paulo viene dal Brasile, un Paese a lui molto caro, e quindi perché è scappato? Durante un viaggio con la sua ex ragazza in un altro stato del Sud America si è ritrovato a vivere un’esperienza a dir poco spaventosa. Si trovavano in un albergo, quando degli uomini armati hanno sequestrato lui e la ragazza, dividendoli e portandoli incappucciati in un luogo sconosciuto. Da quel momento Paulo ha subito per giorni e giorni torture che sono ancora oggi indelebili dentro di lui. E tutto ciò perché era stato ingiustamente accusato di essere in contatto con dei seguaci di Che Guevara e di essere coinvolto con le elezioni in Cile. Ovviamente erano innocenti e dopo essersene resi conto (troppo tardi per evitare il trauma ai due ragazzi) sono stati rilasciati. Quindi direi che viene da sé capire perché è scappato per andare in un altro continente. 

Karla invece è una ragazza olandese appartenente a una famiglia benestante e calvinista, vive una vita tranquilla ma è tormentata dalla noia, dalla voglia di salire sul Magic bus e sperare che in Nepal ci sia qualcosa per lei, che ci sia la serenità che tanto agogna. Perché nel suo Paese, e ad Amsterdam in particolare, c’è troppo. Troppa libertà, ma allo stesso tempo troppo controllo, troppi stimoli ma allo stesso tempo troppa aridità di pensiero. E sembra un paradosso ma è proprio così che la ragazza si sente, in un certo senso, frenata. Cerca disperatamente un luogo che possa ospitarla e in cui possa sentirsi finalmente a casa. 

Ora parliamo dello storytelling e dello stile di questo libro: devo dire che ero molto emozionata nel recensirlo e quindi nel doverlo rileggere, perché diversi anni fa quando lo lessi per la prima volta rimasi affascinatissima. Ero una piccola hippie anche io e qualsiasi cosa si dicesse sull’argomento mi interessava da morire. Nel rileggerlo invece ho provato solo… noia. Sì, perché gli avvenimenti sono molto avvincenti, e ci sono anche delle informazioni molto interessanti sul fenomeno culturale degli hippie e su un epoca di ribellione come solo può essere stata quella del ‘68. Ma nonostante questo, lo stile del libro è molto distaccato, tremendamente asettico e piatto, cosa che mi ha deluso molto. Una lista della spesa mi verrebbe da dire. 

Ma ve lo consiglio lo stesso, perché questo è il mio gusto personale e non deve influenzarvi, piuttosto leggetelo per smentirmi! Anzi, è anche un manuale perfetto sul come gestire la prima dose di LSD, che comunque serve sempre. 

Greta Guantes

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Partita IVA: 13238190964
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NUM. ISCRIZIONE AL RUNTS: 1152431

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