Recensioni

Croste, Jessica La Fauci

Mondi tra le righe

AGENZIA ALCATRAZ 2023

Croste segue la storia di Nina, una giovane ragazza alle prese con gli eventi quotidiani della vita, che un po’ la sballotta.

Il libro è diviso in due parti: la prima racconta la vita di Nina attraverso suggestioni, partendo da ricordi, da fotografie, da elementi che la circondano e che aiutano a ricostruire la sua vita passata e le persone che l’hanno composta. La seconda parte, la più affascinante, racconta un episodio significativo della vita di Nina, uno per ogni anno di vita, o almeno da quando la bambina inizia a ricordare. Questi capitoli, che possono essere anche molto brevi, attraverso un evento che ha avuto un particolare significato per Nina, “bloccano” quel momento nel tempo, lo incorniciano in un piccolo quadretto della sua vita.

Perché nella storia narrata, presa per la sua interezza, Nina ha sì trentatré anni, ma prima è stata anche bambina e poi adolescente. È ovvio, un passaggio obbligatorio, nessuno nasce che è già adulto, no? Però queste fasi della vita di Nina sono imprescindibili e non l’avrebbero resa la persona che è adesso se non le avesse percorse. Anche questo è abbastanza normale per ognuno di noi, no?

La forza del personaggio sta proprio in questo: un racconto che di per sé sembra non narrare niente di eclatante, se non i semplici passaggi alla vita adulta, ma che in realtà rappresenta la piccola lotta interiore che ognuno di noi compie quando cresce.

Credo ci sia un dono nel raccontare in maniera così poetica e chirurgicamente precisa, le piccole cose della vita. È un dono che possiede l’autrice di Croste, Jessica La Fauci, che racconta la vita di Nina come se fosse la sua, come se fosse la mia, con i suoi momenti no e i suoi difetti, e le scoperte che le sconvolgono la vita, solo come può essere sconvolta la vita di una bambina di cinque anni che cade per la prima volta e si sbuccia il ginocchio e il giorno dopo scopre che lì, dove prima c’era la ferita, adesso è spuntata una crosta.

Un altro elemento che arricchisce la narrazione è lo stile breve e frammentato che l’autrice usa per scrivere questo libro. Una scrittura di questo tipo, funzionale al racconto, che non serve a impreziosire o ad arricchire la storia, ma ha come scopo quello di evidenziare come ci siano poche certezze nella nostra vita, come sia tutto davvero breve e frammentario, pieno di contraddizioni, pieno di fragilità.

Durante il libro Nina perde un migliore amico, termina una relazione e le muore anche la gatta della sua infanzia. Tutte queste perdite le lasciano un segno, delle ferite e poi delle croste quando, piano piano con il tempo, Nina imparerà a farci i conti e a rimettersi in piedi. Se da una parte si parla di questo, dall’altra, il dolore per chi o ciò che non c’è più aiuta a consolidare quello che è rimasto. Nel tentativo di affrontare la fine dell’amicizia con Flavio, o della sua relazione con quel lui misterioso, a cui mai viene dato un nome per paura di affezionarsi a qualcuno che non c’è più, Nina si appoggia e si affida a Fiona. Anche Fiona è l’amica di sempre, l’amica che al contrario di Flavio ha saputo sopravvivere agli alti e bassi della vita ed è riuscita a rimanere al fianco di Nina.

Nina deve imparare a stare al mondo. A superare le persone che ha perso, ad affrontare il presente, senza smettere di interrogarsi sul futuro e di rimuginare sul passato.

“…anche se non arrivava quel coraggio che di solito arriva quando accade qualcosa dall’esterno. Niente accadeva all’esterno. […] Nina non sapeva che farsene del proprio corpo, corpo che non riusciva a cambiare le lampadine, ad appropriarsi dello spazio, a finire quel pezzo di torta.”

Passa da momenti di immobilismo totale, in cui tutto è faticoso, in cui muoversi per andare avanti è difficile, a momenti in cui muoversi è tutto ciò che resta da fare. Nina cresce, arriva in quella fase del libro in cui ha trentatré anni. Ha tanti segni sul suo corpo, tante croste, tante cicatrici, tante crepe sul muro di quella cantina che scopre di aver ereditato dai nonni e in cui ha rinchiuso tutti i ricordi che non voleva ricordare. A trentatré anni, reduce di tutte quelle ferite, Nina dovrebbe aver già fatto da un pezzo i conti con sé stessa. Invece fa ancora fatica a muoversi, a lasciarsi andare, pende ancora senza sapere da che parte cadrà.

Forse deve ancora imparare. Forse non è detto che a trentatré anni si è già degli adulti completi. Forse c’è ancora qualche crosta sul ginocchio che deve formarsi, per poter rimarginare un vecchio passato.

Silvana Accardo

ASSOCIAZIONE CULTURALE LA COPERTINA
STORYTELLING DA DIVANO ETS


Sede Legale: Milano, Via Monte Rosa 86
Partita IVA: 13238190964
C.F.: 13238190964
NUM. ISCRIZIONE AL RUNTS: 1152431

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