Recensioni
Come costruire un essere umano - Hiroshi Ishiguro
Mondi tra le righe
Geminoid HI-1
Una conferenza scientifica prevede una serie di step obbligati. La presentazione del relatore, la sua lectio magistralis e l’esposizione di domande del pubblico. Questa struttura, così apparentemente rigida, può cambiare nel momento in cui il relatore non è presente nell’aula, ma al suo posto c’è un androide con le sue sembianze?
Questa non è fantascienza, e neanche fantasy. Hiroshi Ishiguro, il più famoso ingegnere robotico del Giappone (anche se lui preferisce definirsi un ricercatore di robotica), ha davvero creato un androide a sua immagine e somiglianza. E tra le varie applicazioni di questa creazione c’è la possibilità di mandare lui a tenere conferenze in giro per il mondo mentre il professore lo controlla comodamente da casa sua. Ma questa non è che una fessura nella finestra spalancata da questo diario, arrivato in Italia grazie alla neonata casa editrice Wudz, sul futuro di una società sempre più pervasa da robot, automi e androidi.

Innanzitutto occorre fare una distinzione: un robot è una qualsiasi macchina capace di interfacciarsi, in maniera più o meno autonoma, con il mondo esterno tramite l’utilizzo di sensori di rilevamento dell’ambiente e un computer per prendere decisioni. In questo senso anche uno smartphone, un robottino per la pulizia del pavimento o un condizionatore sono considerabili robot. Gli androidi, invece, sono robot antropomorfizzati. Macchine che ricalcano la forma umanoide. Ed è in questo campo di ricerca che si svolge il lavoro del professor Hiroshi.
Tra le pagine verremo accompagnati attraverso gli anni intercorsi tra la creazione di Geminoid HI-1 (l’androide che replica l’aspetto di Ishiguro) e la nascita di Telenoid, un androide minimale, capace cioè di replicare i tratti minimi distintivi dell’essere umano per consentirgli di sostenere una conversazione. Si tratta di una sorta di diario di bordo. Pagine di considerazioni e ipotesi che abbracciano non tanto il lato prettamente scientifico (anche se non mancano le basi tecniche per capire di cosa si sta parlando) quanto il risvolto etico, filosofico e sociale della ricerca sui robot umanoidi. Sta proprio qui il fascino di questo documento: leggendo i pensieri del professore si prova la netta sensazione di essere testimoni di eventi che ancora devono venire. L’impressione di essere davanti a uno scienziato pazzo, quello che avrebbe potuto rappresentare un ottocentesco Victor Frankenstein, si alterna alla consapevolezza di essere testimoni delle idee di un visionario alla stregua di Leonardo da Vinci.
La fascinazione che esercita questo diario sta proprio nella possibilità di gettare uno sguardo sul futuro, molto più a breve termine di quanto si possa credere. Vi si trova di tutto: dall’approfondimento della “zona perturbante” (il confine entro il quale una macchina che somiglia a un essere umano diventa inquietante) alle riflessioni sulle possibili applicazioni della tecnologia androide. Dai dettagli tecnici che hanno permesso la creazione delle sue macchine ad aneddoti divertenti sulla quotidianità del gruppo di ricerca. Come quando, in aeroporto in Austria, un suo collaboratore ha dovuto aprire il bagaglio a mano che conteneva la testa di Geminoid e spiegare agli addetti alla sicurezza di non essere un serial killer.
Si tratta, in estrema sintesi, di spiare tra le fessure di una ricerca che promette di stravolgere non solo il nostro modo di utilizzare la tecnologia, ma direttamente il modo in cui la concepiamo. Un viaggio che ha un punto di partenza ben preciso, ma nessuna garanzia di dove condurrà.